Il primo periodo
Il Circolo dell’Unione nasce a Milano il 28 maggio del 1841 ad opera di trenta soci fondatori, sette dei quali tra il 1831 e il 1833 avevano dovuto abbandonare la Lombardia, soggetta in quel tempo alla rigida Amministrazione dell’Impero austriaco e, riparati in esilio a Parigi e a Londra, avevano conosciuto ed apprezzato la vita dei circoli che in quelle città avevano iniziato a vivere e prosperare.
Una volta ritornati in patria e reinseritisi nella vita cittadina, in virtù dell’amnistia concessa da Ferdinando I d’Austria nel 1838, essi pensarono di far fiorire anche nella loro città quei circoli che tanta importanza avevano assunto nella vita sociale delle grandi capitali europee. L’iniziativa fu presa in particolare dal Principe Emilio Barbiano di Belgiojoso d’Este e dal nob. don Giovanni Resta (che ne fu il secondo presidente), ambedue fondatori del Jockey Club di Parigi.
L’ Austria in quegli anni seguiva una politica conciliativa verso i suoi sudditi lombardi e, nella speranza di poter meglio controllare le varie teste calde che avrebbero fatto parte del costituendo circolo, diede ben presto il suo consenso. Fu così che nacque la Società dell’Unione con tre categorie di Soci: onorari, membri permanenti e membri temporanei: il primo presidente fu il conte Luigi Barbiano di Belgiojoso d’Este, fratello del principe Emilio, il quale era troppo compromesso politicamente per essere accettato come presidente dall’I.R. Governo.
La denominazione conteneva la parola Unione, alla quale si potevano attribuire almeno due significati: da un lato, la volontà di essere concordi nel raggiungere il primo obbiettivo, vale a dire la liberazione dal giogo straniero e, dall’altro lato, evidenziare che il nuovo circolo nasceva con la convivenza di nobiltà e borghesia.
Quasi contemporaneamente, il 6 aprile 1841, era sorta a Torino, per iniziativa di Camillo Benso di Cavour la Società del Whist, con analoga composizione ed uguale scopo sociale. Lo stesso Camillo Benso di Cavour sarebbe divenuto socio anche della Società dell’Unione, nel suo secondo periodo.
Con una simile denominazione ed i medesimi scopi sorsero altri circoli in Italia nella seconda metà dell’ottocento: il Circolo dell’Unione di Firenze (1852), il Circolo Nazionale dell’Unione di Napoli (1861), il Circolo Società dell’Unione di Venezia (1872) ed il Circolo dell’Unione di Catania (1884).
Ad imitazione dei Club inglesi, le sale erano riservate ai soli soci; la vita sociale poteva svolgersi comodamente e signorilmente: una biblioteca con numerosi giornali stranieri, una brasera nella quale fervevano discussioni di ogni genere, sale da gioco e il servizio di cucina, contemporaneo agli inizi del Circolo (famosi rimasero i suoi pranzi sociali), furono la doverosa cornice della Società dell’Unione che già alla fine del 1841 contava 102 soci per poi stabilizzarsi intorno ai 170.
Analizzando l’elenco dei Soci si conferma l’unione tra nobili e borghesi: la società lombarda che nel ventennio francese si era abituata a convivere senza separatezze nobiliari, trovò nell’Unione un indubbio amalgama per un’effettiva coesione.
Nel 1847 su 197 soci del Club, i nomi riportano 115 nobili e 82 borghesi.
Sempre secondo le tradizioni del Jockey Club non potevano mancare i cavalli: è del marzo 1842 la circolare che invita a deliberare sulla formazione di una società delle Corse, derivazione dell’Unione e riservata ai suoi soci.
La composizione del Circolo mostrava moltissimi nomi che ancora oggi ci richiamano le glorie del nostro Risorgimento. Tolti pochi austriacanti, la decisa maggioranza era ritenuta dalla polizia austriaca formata da elementi considerabili tutti più o meno asserviti al liberalismo.
Accadde quindi che questo nucleo di giovani brillanti, spesso notoriamente compromessi politicamente, dotati quasi tutti di larghissimi mezzi finanziari, che avevano ovunque conoscenze amicizie e facili entrature, diventassero per il popolo il simbolo della lotta contro l’Austria e, per l’Imperial Regio Governo, fautori di rivolte.
Nel 1847 l’atmosfera milanese divenne sempre più ostile verso gli austriaci, tanto che chiunque avesse osato parlare con loro sulla pubblica via o li avesse accolti nella propria casa, riceveva lettere di minaccia.
Dopo le manifestazioni del settembre 1847 il Governatore della Lombardia ordinò d’indagare su una precisa responsabilità della Società dell’Unione nella speranza di poterla finalmente sciogliere, ma nessuna prova decisiva emerse a carico dei suoi soci o contro la Società dell’Unione stessa.
In quel periodo l’attività anti-austriaca della Società dell’Unione proseguiva, anche con iniziative plateali e provocatorie, quali la partecipazione ai funerali di Federico Confalonieri, la sottoscrizione per erigere un monumento sul San Gottardo, dove il martire del Risorgimento era morto e l’organizzazione del famoso sciopero del fumo durante le tre prime giornate del 1848, così da colpire
il monopolio austriaco dei tabacchi.
Fu così che il 4 gennaio di quell’anno il Viceré Arciduca Ranieri, prevedendo quelli che sarebbero stati gli ordini di Vienna e le reazioni del principe di Metternich, ordinò la chiusura del “pericoloso” Club. Nella notte tra il 3 e il 5 gennaio, 150 soldati e la gendarmeria circondavano la sede della Società dell’Unione e la polizia ne invadeva i locali. Terminata l’ispezione il commissario dichiarava sciolta la Società e ne suggellava la sede.
Alle due di notte del 5 gennaio 1848 la Società dell’Unione concludeva così il suo primo periodo di vita, durante il quale aveva avuto tre presidenti.